Chiesa dei Cappuccini

Chiesa dei Cappuccini di Naro

Originariamente fondata nel 1551, il piccolo convento con annessa chiesa fu costruito al di fuori delle mura della città, immerso nella campagna naritana. Fu guidato dai Cappuccini, sotto la guida di P. Luca da Naro, appartenente alla potente famiglia Palmeri, originaria dalla Scandinavia. Questa famiglia traccia le sue radici a Salvatore Palmeri Miles, giunto a Naro nel 1086 al seguito di Ruggero il Normanno, con cui era imparentato. Salvatore Palmeri è famoso per aver ucciso in duello Mulcibiade Mulé (Melk - Kelb - Mule), il Barone saraceno delle terre di Ravanusa e dello Gibbesi.
Nel 1554, grazie all'iniziativa dei nobili naritani Ippolito Lucchesi ed Ippolito Giacchetto, il piccolo convento fu ampliato con la costruzione di uno più grande e solido. Successivamente, nel 1690 e nel 1726, sia la chiesa che il convento subirono ulteriori restauri ed ampliamenti.
La sagrestia fu eretta nel 1726 per opera di P. Girolamo Alletti, all'epoca Guardiano del convento. Nel 1728, il convento fu intonacato su iniziativa di P. Giuseppe da Naro, subendo ulteriori ristrutturazioni nel 1723 e nel 1754. Ancora oggi si possono notare i resti dell'antico convento, che suggeriscono la struttura originaria con un cortile interno. L'unico elemento architettonico degno di nota è il portale in pietra tufacea, austero e semplice.
Internamente, la chiesa, originariamente con cinque altari e numerose opere d'arte, è ora intonacata con gessino e priva di pitture. Nel 1866, con la soppressione delle Congregazioni religiose, il convento fu chiuso e molte opere d'arte furono trasferite in altre chiese o andarono irrimediabilmente perdute.
Recentemente, grazie all'attivo intervento del parroco Sac. Don Filippo Barbera, molte di queste opere sono state riportate nella chiesa, tra cui uno splendido altare maggiore settecentesco in legno, ispirato alle custodie cappuccine-francescane, e una statua della Madonna addormentata in cera, custodita in un'urna di vetro.
In passato, accanto all'altare maggiore, nella parte del Vangelo, si trovava la tomba di suor Serafina M. Pulcella, appartenente alla famiglia Lucchesi, una monaca cappuccina morta in odore di santità nel 1673. Le sue spoglie mortali furono traslate il 2 dicembre 1939 dalla chiesa dei Cappuccini a quella di San Calogero, dove furono deposte nella cripta.
Nella cappella maggiore era anche presente la tomba di P. Girolamo Caruso da Cammarata, monaco cappuccino morto in odore di santità nel 1627. Le sue ceneri, riesumate il 21 dicembre 1973, sono state trasferite nel convento dei Cappuccini di San Giovanni Gemini.
La chiesa, dopo essere stata chiusa al culto nel 1866, è stata riaperta nel 1984 con il decreto vescovile del 13 marzo 1987 ed è stata dedicata allo Spirito Santo, dichiarata comparrocchiale. Di recente sono stati scoperti degli ambienti sotterranei utilizzati come luoghi di sepoltura per i cappuccini, risalenti al 1728.