Chiesa San Calogero
Non si hanno notizie storiche del periodo in cui fu costruita la chiesa di San Calogero. Si dice, però, che la fondazione della chiesa sia avvenuta prima di quella del convento. Pare che una chiesa dedicata a San Calogero sia stata edificata verso il 1436, al tempo di Papa Eugenio IV, mentre il convento fu fondato dai RR. PP. di San Giorgio in Alga nel 1543, sotto il pontefice Paolo III.
Il 29 giugno dello stesso anno, la chiesa fu concessa dal vescovo d'Agrigento P. Pietro D'Aragona e Tagliavia ai PP. RR. di San Giorgio in Alga, con giurati della Città Placido Camastra, Giovan Battista Gueli, Antonio Di Sazio e Giulio Mazza.
I RR. PP. di San Giorgio in Alga, così chiamati perché avevano la loro casa principale nell'isola di San Giorgio in Alga a Venezia, furono fondati all'inizio del 400' da alcuni nobili fiorentini. Essi abbellirono ed ingrandirono la chiesa e ne mantennero la gestione fino all'abolizione del loro ordine. Successivamente, il complesso religioso fu acquistato dai RR. PP. Minori Conventuali di San Francesco (con atto del 4 aprile 1672, rogato dal notaio Lorenzo Favara), per la somma di cinquemila scudi, con la condizione di mantenere lo studio di Filosofia e vegliare sul culto del Protettore San Calogero.
La chiesa, restaurata più volte nel 1666, nel 1748 (come indicato nell'architrave della porta principale), nel 1819 (quando fu riportata alla luce la cripta del Santo), nel 1950 e nel 1957, è a navata unica con una profonda abside, dipinta da D. Bennardino Buongiovanni e da P. Domenico Di Miceli, riflettendo l'impianto seicentesco.
Un'ampia scala conduce alla cripta sottostante, dove è custodito in una singolare custodia, su un altare di legno dorato in stile barocco, il simulacro di San Calogero, il Santo Nero, giunto dalla Calcedonia tra il VII e l'VIII secolo in Sicilia. L'opera è stata realizzata da Francesco Frazzotta e completata nella testa dalla figlia nel 1566.
Emozionante è la grotta in cui pare abbia vissuto il Santo eremita, posta all'interno della cappella a lui dedicata.
La cripta è stata restaurata da Umberto Colonna da Bari, lo stesso artista che ha dipinto la figura di San Calogero in preghiera all'interno della grotta. La cripta è stata indorata da Cocò Schembri, durante il rinnovo dell'altare settecentesco da parte di Tito Vaccaro, maestro ebanista, entrambi originari di Naro.
Nella chiesa sono conservate varie opere d'arte della prima metà del Settecento, insieme a numerosi dipinti di autori contemporanei.
Degna di nota è la cappella (1700) dedicata a Santa Lucia, affrescata con scene della vita della Santa di Siracusa. Inoltre, si trova un altare marmoreo del 1444, scolpito a bassorilievo con l'adorazione del Santissimo Sacramento.
Altresì, è presente un Cristo alla colonna in marmo molto particolare, le cui venature imitano il sangue sparso sul corpo flagellato, opera di maestranze trapanesi.
Il prospetto esterno, attribuito forse a Giovanni Biagio Amico o Rosario Gagliardi, mostra i suoi partiti architettonici più significativi nella facciata principale convessa, divisa in duplice ordine, di gusto barocco, con un portale principale in pietra da taglio che spicca.
Interessante è anche il coevo portale laterale secondario, caratterizzato da forme rococò e diviso in due sezioni. La sezione inferiore è fiancheggiata da due colonne per lato, poggianti su alti piedistalli e avanzanti rispetto al parametro murario. Le colonne terminano con raffinati capitelli corinzi, su cui si eleva una cornice con una cappelletta al centro, contenente l'affresco di San Calogero con la cerva e il cacciatore Arcadio.
Attualmente, la chiesa e il convento ospitano i Padri Guanelliani, che con il loro costante impegno spirituale e sociale, mantengono l'attività del Santuario in continua espansione. Di recente, hanno istituito una Casa-Albergo a favore degli anziani, contribuendo così alla vita della comunità locale.