Tradizioni
Scopri le antiche tradizioni del pittoresco paese di Naro, dove la storia e la cultura si intrecciano in un viaggio attraverso i secoli.
Festa di San Calogero, Santo patrono di Naro (AG), forse la più religiosa e la più sentita del circondario. In occasione della festa, durante tutto l’ottavario dei festeggiamenti si svolge la tradizionale Fiera mercato lungo il viale Umberto. Il 18 giugno di ogni anno, la statua del Santo nero viene portata in processione dalla chiesa di San Calogero alla chiesa della Matrice con un carro (straula) tirato dai fedeli, per mezzo di due corde lunghe ciascuna 100 metri. Durante i giorni della festa, si praticano benedizione e distribuzione di pane votivo, grandi forme di pane che riproducono parti del corpo, o bambini a seconda della grazia ricevuta. Il simulacro del Santo veste una lunga tunica bianca con mantello e cappuccio rovesciato sulle spalle e tiene in una mano il bastone d’argento (realizzato a Palermo nel 1631 su commissione, per grazia ricevuta, di don Giuseppe Rossi, un facoltoso narese) e nel braccio destro, sollevato per benedire, un cofanetto d’argento. La festa dura circa una settimana, ma i giorni salienti di solito sono il 16 Giugno quando la statua del santo viene salita dalla grotta in chiesa; il giorno 17, con il rinomato spettacolo di fuochi d’artificio; il giorno 18, sua festa liturgica, in cui si svolge la processione del santo sul carro dei miracoli - “A straula” in dialetto (usata in passato dai contadini per il trasporto dei covoni) per la via principale del paese, tirata con le corde da centinaia di fedeli, per lo più scalzi, di ogni etá ed estrazione sociale; il 19 giugno il rientro in Chiesa San Calogero. L’afflusso di persone dai paesi vicini è davvero impressionante, la festa merita davvero essere vista. La proclamazione di San Calogero a Patrono di Naro risale al 1626, anno in cui il santo ottenne per la cittá la Grazia da Dio di porre fine al flagello della peste. Naro ha legato il nome del Santo a quello di una sua illustre figlia, Suor Serafina Pulcella Lucchesi, la quale ottenne una grazia grandissima per la sua cittá. La peste era entrata a Palermo nel giugno 1624, la strage fu immensa e tutta l’Isola ne fu colpita. San Calogero mosso a piú, apparve a Suor Serafina, per dirle che Iddio si compiaceva di porre fine al flagello. Il popolo di Naro, per questa apparizione, portò la Statua del Santo per le strade della cittá e la peste scomparve. In un’altra occasione, Naro sperimentò il patrocinio di San Calogero. Fu nel 1693, anno funesto per l’intera Sicilia, per il terribile terremoto che dal 9 all’11 Gennaio distrusse piú di sessanta paesi, facendo sessantamila vittime. Naro ne fu preservata e la popolazione vi riconobbe la palese protezione del suo grande Patrono. Ogni anno si ricorda questo evento con una processione l’11 gennaio.
Preghiera a San Calogero.
La Sagra del Mandorlo in fiore naque a Naro ed fu celebrata per la prima volta il 27 febbraio 1938, con il naturale e suggestivo scenario della Valle del Paradiso. Sfilavano cosí per le vie di Naro carretti ricolmi di fiori e belle donne in ricchi costumi, ballerini e suonatori di magarruna, di zufoli e di quartareddi, non solo di Naro, ma pure d’Aragona, Canicattí, Sciacca e di altri comuni della Provincia, con l’animazione canora e strumentale. Della singolare manifestazione l’Istituto Luce girò un breve documentario, anche su interessamento del nostro benemerito concittadino Dott. Alfonso Gaetani, conte dl’Oriseo, allora Federale di Agrigento del Partito Nazionale Fascista. Chi avrebbe immaginato che la Manifestazione del Mandorlo fiorito avrebbe cambiato, dopo il trasferimento ad Agrigento, per volontà politica o per fattori logistici, con il passare degli anni, il proprio aspetto di Sagra, cioè di Festa paesana, assurgendo a festa provinciale, che ha dato alla Manifestazione un’impronta prima nazionale e poi internazionale. Finirono i carri, cambiò lo spirito delle festa agricola. La Sagra divenne una sfilata di folklore internazionale, perché si invitarono altre compagini d’oltre Alpe, dell’Europa e del mondo per glorificare la Primavera. Della Sagra nata a Naro, rimane solo la ferace Valle del Paradiso, coperta da bianchi fiori di mandorli, mentre per il resto è diventata il simbolo della pace, dell'amicizia tra i popoli. Da diversi anni Naro, per continuare la tradizione della Prima Sagra celebra la fioritura del Mandorlo con il nome di Primavera Narese, grazie al costante interessamento degli Amministratori locali e degli operatori comunali. La manifestazione da un lato ripropone la Sagra paesana, con l’esibizione di gruppi locali nei loro costumi tradizionali, dall’altra l’inserimento di elementi nuovi, quali la partecipazione di gruppi popolari stranieri. Alla manifestazione partecipano numerosi gruppi popolari stranieri oltre a diversi gruppi locali nei costumi tradizionali, con carri e carretti riccamente addobbati in ricordo di un folklore che scompare. Una simpatica e significativa tradizione della Sagra di Naro è l’elezione di Miss Primavera Narese, con l’assegnazione del trofeo Aurea Fenice, alla piú bella ragazza partecipante alla manifestazione.
I riti pasquali che vanno sotto il nome di Settimana Santa, vengono celebrati a Naro con una rappresentazione drammatica-religiosa molto commovente e particolarmente sentita. Tale rappresentazione è molto antica e si rifà al Mortorio, ideata e rappresentata per la prima volta l’11-03-1807 nel convento del Carmelo, ad opera del dott. Calogero Marchese con il titolo di Mortorio di Cristo, con molti personaggi, come attesta Fra Saverio. Le caratteristiche rappresentazioni venivano riprese e portate in scena con successo negli anni 30’ dai giovani della Piccola Filodrammatica Narese, nell’ex Teatro Comunale (costruito nel 1866 ed eliminato negli anni del dopoguerra), sito nei locali a piano terra del Palazzo Comunale, oggi sede della Biblioteca "Feliciana" ed in tanti paesi d’Agrigento. Ed oggi questa felice tradizione rivive e continua, per interessamento degli attori dell’associazione "CAMICO, iContemplATTIVI" , con il Patrocinio del Comune di Naro. Portano, infatti, in scene itineranti, con particolare grandiositá, le sacre rappresentazioni dei riti della Settimana Santa, con inizio la Domenica delle Palme per, poi, continuare tutta la settimana fino al Venerdì con la Via Crucis ed a scinneza cruci, per concludersi, la Domenica di Pasqua con "A Risuscita".
È una delle festivitá piú sentite dai cittadini di Naro. Viene celebrata ogni anno l’ 8 dicembre con una solenne processione, con grande partecipazione di popolo, attraverso le principali vie urbane. Viene portato in processione, infatti, il prezioso simulacro d’argento dell’Immacolata, lavorato, per incarico di P. Melchiorre Milazzo, allora guardiano del convento dei Frati Minori Conventuali di Naro nella cittá della La Valletta, nel 1715. La statua, alta mt. 2,10, pesante kg.240 circa, in origine aveva la testa e le mani in oro, ma dopo il furto avvenuto negli anni 70 furono rifatti con materiale meno pregiato. La sua struttura interna è composta da lastre di ferro, ricoperte esternamente da circa 100 lamine d’argento, tenuti insieme da chiodini anch’essi in argento. Si dice che l'argento occorrente è stato ricavato dalla fusione di 12 grandi candelabri d’argento, alti mt. 1,40 ciascuno esistenti nella chiesa di San Francesco. È antichissima tradizione, durante il periodo della sua novena, fare un pane tipico, chiamato muffuletta e mangiarlo per devozione all’Immacolata.
Il comitato "A Sguondru" della chiesa di Sant’Erasmo si occupa dell’A Sguondru dei simulacri della Madonna e del Cristo risorto, durante la domenica di Pasqua, tra due ali di folla plaudente ed in festa. Gli incontri solitamente avvengono di fronte la Scalinata Calogero Gueli Alletti, in Piazza Francesco Crispi e nella piccola piazza di fronte la Chiesa di Sant’Erasmo.